Ultima modifica: 7 Gennaio 2019
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PEREQUAZIONE PENSIONI

Considerata l’attualità dell’argomento e la tanta confusione che c’è in giro, cerchiamo ora di fare un po’ di chiarezza.

Al contrario dei salari e degli stipendi, che a seguito di contrattazioni sono rivalutati periodicamente, le pensioni sono perequate annualmente nel mese di gennaio in base ad  un indice Istat legato ai prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, riferito all’inflazione media rilevata nell’anno precedente. Infine, entro il 31 dicembre l’indice viene calcolato in via definitiva. Se differisce da quello provvisorio sarà oggetto di conguaglio di cui si avranno gli effetti un anno dopo, cioè a gennaio dell’anno successivo a quello in cui è stato applicato l’indice provvisorio. Questo è il sistema regolamentare in atto.

Il D.M. 16.11.2018 del MEF ha disposto:

–      la conferma dell’aumento percentuale, dell’1,1% per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2017 , a partire dall’1 gennaio 2018;

–      la nuova percentuale di variazione dell’1,1% per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2018 , a partire quindi dall’1 gennaio 2019 (salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo).

L’indice definitivo dall’1/1/2018 non ha subito variazione rispetto a quello provvisorio dell’1,10% e pertanto non ci sarà alcun conguaglio e  per il nuovo anno la perequazione comporterà un aumento di +1.10%.

Negli anni dal 2012 al 2018 per varie disposizioni (Fornero, Letta e Renzi) il recupero dell’inflazione era stato applicato solo per le pensioni  che non superavano tre volte il trattamento minimo dell’INPS. Di fatto tutti gli altri hanno avuto un recupero alquanto ridotto della rivalutazione. Si sperava pertanto che dal 1 gennaio 2019 si ripristinasse il meccanismo di indicizzazione pieno della rivalutazione previsto dalla legge 388/2000 su fasce di importo che sarebbero dovute essere:

Fascia Importo Indice perequazione Rivalutazione provvisoria
Fino a tre volte il trattamento minimo € 1.522,26 lordi (507,42×3) (netto ca 1200) 100% 1,10 %
Fino 5 volte il trattamento minimo € 2.537 90%        0,990%
Oltre 5 volte il trattamento minimo 75% 0,825%

Con la legge di bilancio 2019 gli aumenti sono interi solo per coloro che hanno una pensione lorda  mensile di 1522,26 (1200 netti). Per tutti gli altri invece c’è uno stop per tre anni a partire da gennaio 2019 alla piena rivalutazione delle pensioni. Diciamo subito che l’effetto dei tagli sono minimi per chi prende una pensione lorda di 1500 (circa 1200 netta) ma diventano via via più consistenti con l’aumento della pensione.

E allora, il concetto dei pensionati utilizzati come bancomat del governo non è del tutto infondato. E da qui la protesta del sindacato.




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