Ultima modifica: 11 Dicembre 2015
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MANIFESTAZIONE NAZIONALE:L’INTERVENTO DEL SEGRETARIO DELLO SNALS

Le riforme del governo tradiscono la centralità dell’esercizio delle funzioni pubbliche e del lavoro delle Pubbliche Amministrazioni. Il governo non considera neanche gli effetti delle sue stesse riforme sul mutato stato giuridico e sulle nuove e più complesse prestazioni dei lavoratori pubblici.

Le riforme del governo tradiscono la centralità dell’esercizio delle funzioni pubbliche e del lavoro delle Pubbliche Amministrazioni.

Mancano soprattutto:

  • un piano pluriennale per la formazione;
  • nuovi e funzionali istituti contrattuali;
  • il necessario ricambio generazionale per effetto del blocco pluriennale del turn-over e della mancata stabilizzazione “universale” dei precari.

Il governo non considera neanche gli effetti delle sue stesse riforme sul mutato stato giuridico e sulle nuove e più complesse prestazioni dei lavoratori pubblici.

I provvedimenti di legge di riforma della pubblica amministrazione (Riforma Madia) hanno riguardato le politiche del personale con discutibili invasioni del legislatore in materia contrattuale, quali il demansionamento e la mobilità coatta, con un forte addensamento in uscita dalle province.

La riforma della scuola (Legge 107/2015) ha ridisegnato competenze e ruoli del personale docente e dirigente, ha introdotto nuove regole per la valutazione delle prestazioni, ha messo in atto un piano di assunzioni in ruolo fortemente penalizzante relativamente all’assegnazione delle sedi di servizio e ha precluso la stabilizzazione a larghe fasce di precari con una operazione di dubbia legittimità, che ha portato ad un ampio e grave contenzioso.

Questi e altri interventi legislativi dovranno essere strutturalmente “corretti” o almeno meritano di essere emendati e raccordati con la normativa contrattuale, sia nel sistema privatistico che in quello pubblicistico.

Prevedibilmente si dovranno definire per negoziato istituti contrattuali innovativi, soppesando la complessità delle attuali prestazioni in rapporto alla prevedibile nuova struttura retributiva, da disegnare nella parte fondamentale e in quella accessoria, nei due livelli di contrattazione.

Per affrontare tematiche così complesse, sia a livello politico che negoziale, avremmo bisogno di tavoli autorevoli, per competenza, responsabilità e impegno.

Riguardo al settore della sanità il governo scarica sui bilanci delle Regioni il costo del contratto per i 600mila lavoratori delle ASL e non risolve la grave questione dell’orario di lavoro e dell’intervallo per il riposo per tutto il personale sanitario, in linea con la normativa europea.

L’esecutivo depotenzia il ruolo delle Agenzie Fiscali, pregiudicando così un serio contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, che evidentemente non fa parte del programma governativo.

La Confsal, considerata la sterilità dei rari tavoli attivati a palazzo Vidoni, ritiene che sia improcrastinabile l’apertura di tavoli di confronto con il governo collegiale a palazzo Chigi e la conseguente emanazione di chiari atti di indirizzo all’Aran.

Noi, da parte nostra, con tutte le federazioni aderenti del pubblico impiego, tra le quali CONFSAL-UNSA, CONFSAL-SALFI, CONFSAL-FIALS, CONFSAL-UNIVERSITA’, CONFSAL-VIGILI DEL FUOCO e CONFSAL-SNALS, saremo pronti per la presentazione di adeguate e mirate piattaforme contrattuali.

Intanto, siamo soprattutto impegnati a rivendicare – con questa meravigliosa piazza – con determinazione e forza il rinnovo dei contratti sulla base di un serio stanziamento finanziario da inserire con emendamento nella legge di stabilità 2016, in sede di iter parlamentare alla Camera dei Deputati.

La Confsal da tempo ritiene che le risorse si debbano trovare anche attraverso l’eliminazione degli sprechi, delle inefficienze, delle sovrapposizione di competenze fra istituzioni, enti e uffici che esistono ancora in alcuni settori della macchina pubblica, nonché con un serio contrasto all’evasione fiscale e alla corruzione per effetto dell’invadenza della “cattiva” politica nelle pubbliche amministrazioni centrali e territoriali.

 

C’è soprattutto da sottolineare che siamo addirittura arrivati al punto che il governo non ha rispettato la sentenza n. 178 del luglio 2015 della Consulta della Corte Costituzionale, che ci ha costretti a presentare il 27 novembre scorso un esposto alla Procura della Repubblica di Roma per la mancata apertura delle trattative all’ARAN per il rinnovo dei contratti di lavoro di oltre 3 milioni di lavoratori pubblici.

L’auspicio di tutti noi è che governo e parlamento tengano conto della pressante rivendicazione di questa piazza che rappresenta oltre 3 milioni di lavoratori da sei anni privati da un sacrosanto diritto: il rinnovo del contratto di lavoro.

Vogliamo rinnovare il contratto- ribadisce il segretario Confsal- Abbiano denunciato alla Corte costituzionale e abbiamo avuto ragione. Ma il governo come ha risposto? Ha messo nella legge di stabilità soltanto 200 milioni di euro per 2 milioni e 200 mila dipendenti: 5 euro al mese lorde per ciascuno. E’ una presa in giro. E la risposta a questa provocazione è la piazza di oggi. Il contratto di lavoro va rinnovato per riprendere i sei anni persi, ma va anche allineato ai maggiori impegni che derivano da quelle riforme che il governo vuole fare e sulle quali noi siamo molto critici.

 

 




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